“Per la sua estrema definizione di meccanismo segnino dell’estasi mutante, e con una fedeltà ad un nitore visionario francamente impressionanti, A. Romeo segue tecnicamente la ricerca operativa a colpo d’occhio, dell’immagine, per filo e per segno delle sue donne con un “certo divertissement” affabulante; dove sogno, vibrazioni del colore, spazialismo e mondi dell’interiorità portano discretamente alla surrealità, emulsina, più nitida, raggiunta “con mezzi propri”.

Compresa l’anatomia mitologica, dosando i colori in una spazialità di accertata esprit d’image, che non ci vietano di pensare, nel movimento flessuoso dei corpi, ad un Ravani novello continuatore.

Più pacata e formale dei pensieri di un Debuffet, la Romeo sa costruire “a mano” immagini perfette rivolte all’attenzione dell’iconografia, ma anche per confermare le testimonianze dell’oltrecielo in una sorta di sortilegio atemporale, con le fasi di successione che la critica chiama “processo evolutivo” del suo fare Arte”